Uomini dal cuore intrepido, senza morale, senza paura. Pirati, così li ricorda la storia, tra memorabili leggende e cronache spietate. Pensate che per secoli il Mediterraneo fu in mano ai predoni, la loro fama è legata ad antichi racconti di arrembaggi, furti, distruzioni, che ai tempi dei Greci Siracusa era capace di attrarre.
La polis si mostrava allettante per agiatezza e senso del benessere. La caratterizzava un ricco commercio con mercanzie di ogni genere e naturali insenature che servivano ai briganti per annidarsi e colpire al momento più opportuno. Di quel tempo vogliamo regalarvi la registrazione dei danni inflitti ai siracusani dai pirati del mare nostrum con grande disappunto di un Cicerone che in ultimo svela un gossip sul pretore della Sicilia di quel tempo.
Siamo nel I secolo a. C. e il pater patriae racconta nelle Verrine la vicenda dell’assalto dei pirati a Siracusa. Le sue orazioni accusano Verre, il pretore della Sicilia, con rabbia e disapprovazione: “Avendo sostato un’unica notte ad Eloro, dopo aver lasciato le nostre navi ancora fumanti, i pirati si diressero verso Siracusa. Dapprima si avvicinarono all’accampamento estivo del pretore. Ma dopo aver trovato tale luogo deserto, penetrarono nel porto. Qui, mentre eri pretore, il pirata Eracleo con quattro piccole galee navigò a suo piacimento. Per gli dei immortali! Mentre il nome e la dignità del popolo romano erano presenti a Siracusa, un naviglio piratesco ebbe accesso fino al foro di Siracusa e alle zone portuali. Qui, mentre eri pretore, le navi dei pirati scorazzarono dove, a memoria d’uomo, solo la flotta ateniese si era inoltrata con la forza bellica di trecento navi. Che spettacolo deplorevole e vergognoso!”
E ancora: “La gloria della città e il nome del popolo romano sono stati degradati da uomini di così altissimo rango e da navi pirata! Nel porto ottennero il trionfo sulla flotta del popolo romano, mentre i remi dei pirati facevano arrivare gli spruzzi d’acqua fino agli occhi del più vigliacco e ignobile dei pretori!”.
E infine, la peggiore delle accuse, la corruzione: “Dopo che i pirati lasciarono il porto, solo in quel momento gli uomini incominciarono a interrogarsi sulla causa di quella grande disfatta. Tutti sostenevano apertamente che non c’era nulla di cui meravigliarsi, perché, congedati i rematori e i soldati più validi, mentre quelli rimasti soffrivano per fame e povertà, il pretore si era ubriacato per giorni interi con delle sgualdrine”.
Daniela Frisone
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