20 Settembre 2024

Le Fanciulle Callipigie e il mito della bellezza siracusana

La storia delle Callipigie è forse uno dei racconti meno conosciuti della nostra provincia. Ne ha parlato Salvatore Spoto in un affascinante testo dal titolo Il grande libro dei misteri della Sicilia. Giornalista e scrittore, Spoto si è sempre interessato agli aspetti più curiosi e nascosti della nostra Isola. E in questo viaggio sui drammi celati e le fantasie popolari è approdato anche a Siracusa.

In particolare, una pagina leggera racconta il mito delle Fanciulle Callipigie. Le donne dalle splendide fattezze che ornano il salone di rappresentanza del Comune di Siracusa. Il loro nome rievoca il glorioso passato della polis, ma soprattutto l’appellativo di una Venere: callipigie per via di quella parte del corpo, per intenderci il fondoschiena, che le rendeva armoniche e sensuali.

Secondo la tradizione popolare, le due donne leggendarie erano sorelle, una bruna e l’altra bionda: entrambe di straordinaria bellezza, rappresentavano i volti opposti della femminilità. Appartenevano ai ceti bassi del siracusano.

Niente soldi, né casato: pare fossero figlie di contadini e padrone di un’unica dote: la bellezza. Insomma, belle da morire, avevano anche un bel caratterino. Diciamo che passavano il tempo a beccarsi l’una con l’altra, soprattutto quando l’argomento cadeva sull’aspetto fisico.

Quadro di Paolo Morando

Spoto, fantasticando un po’ sulla credenza popolare, riporta un dialogo fittizio tra le due: “Io sono la più bella!”, diceva la mora, e la bionda rispondeva: “Ma se sembri un pezzo di carbone…”; e l’altra replicava: “Ma senti chi parla! Guardati allo specchio…”.

Per farla breve, le sorelle non facevano altro che litigare. Forse anche nel giorno in cui un giovane le intravide e rimase folgorato dalla sfacciata bellezza di entrambre. Fatto sta che, se il ragazzo in un primo momento non riusciva a decidere a chi delle due chiedere la mano, alla fine optò per la bruna. La cosa, ovviamente, mandò su tutte le furie la bionda. Così il giovane, rimasto alquanto perplesso, raccontò l’accaduto al fratello: “Hai visto la ragazza che ho scelto? C’è anche sua sorella, altrettanto bella…”. Diciamo solo che il fratello “non si fece pregare”, si mise in viaggio verso la casa di campagna delle callipigie, con l’intenzione di impalmare la bionda. Morale della favola: si sposarono, entrambe grazie alla loro innegabile beltà.

Infine, secondo Spoto, questa storia popolare, per quanto fantasiosa, giustificherebbe l’idea diffusa che le donne siracusane, sia bionde che brune, siano “tra le più belle della Sicilia e dell’intero Mediterraneo”.

Daniela Frisone

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