24 Novembre 2024

Viaggio in Sicilia tra curiosità e leggende, Acqualadrone e le sue suggestioni

Foto da tempostretto.it

In un immaginario viaggio coast to coast, quando l’estate si fa più intensa, spuntano storie di luoghi che il tempo non ha del tutto cancellato. Parliamo di Acqualadrone, una frazione a nord del messinese, uno dei tanti scorci turistici che al secolo scorso sorgeva come semplice villaggio di pescatori. La toponomastica corregge il termine in Acqualadroni, ma Flavia Frisone, studiosa di Geografia storica del mondo antico, rianima l’originario nome e racconta i segreti di un posto un tempo celebre per la bellezza e le straordinarie leggende.

La prima, relativa alla suggestione della presenza di pirati o ladroni, è da sfatare visto che, come indica la Frisone, il nome vero del borgo è L’acquaruni, che richiama certamente l’esistenza di una o più sorgenti d’acqua che chi affrontava la navigazione conosceva bene e indicava a memoria. Esisteva di fatti, fino a non molto tempo fa, in un punto ad ovest del paese una fonte di acqua potabile chiamata L’Acqua del Porci, toponimo che insieme ad altri, Acqua dei Corsari e Capo Rasocolmo, si ritrovano in antiche cartografie.

foto da messinatoday.it

Con molta probabilità i primi gruppi di pescatori si insediarono agli inizi dell’Ottocento e ad Acqualadrone trovarono un luogo riparato dalle mareggiate e un punto di vista interessante che, nelle giornate prive di perturbazioni, giunge a osservare la punta dello Stretto. Ed è proprio la strategica posizione ad aver determinato, ai tempi delle imbarcazioni a vela, la possibilità per chi navigava di essere diretto da terra per attraversare certi punti della costa.

Questo sistema, con molta probabilità, avrebbe fatto da spalla ad alcune storie di pirati, come quella che racconta della cattura e punizione di tali ladroni in una contrada del posto detta Repentiti, con particolari accattivanti sulla presenza in zona del loro prezioso bottino. D’altronde anche il nome del Torrente Corsari, detto Ciumara San Petru, il corso d’acqua che sbocca ad est di Acqualadrone, farebbe seguito alla presenza di predoni detti corsari.

La studiosa messinese però mette in guardia riconducendo l’etimologia del termine al latino medievale cursarius derivato dal verbo currere. Insomma, non ci è dato sapere con certezza se pirati dal cuore spietato attraversassero e depredassero la costa di questo paese, ma alcuni racconti di Eugenio Vitarelli ne richiamano comunque la forza e l’inquietudine. Così la sua opera, Acqualadrone (Mesogea, 2013) catturò l’attenzione di Leonardo Sciascia che, in occasione della prima edizione (1988) scrisse: “Ed ecco finalmente questo primo volume dei racconti di Vitarelli: che in effetti ne fanno uno solo, un lungo racconto di mare realistico e insieme fantasioso, visionario: come si addice al mare di Messina, pieno di miraggi e di miti”.

Daniela Frisone

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