3 Dicembre 2024

Polo Petrolchimico, sit in della CISL davanti alla Prefettura

Per una transizione e una riconversione del più grande polo industriale italiano verso l’era green. Questo il leit motiv del sit in organizzato questa mattina dal settore Industria della Cisl territoriale davanti alla sede della Prefettura di Siracusa. Le sei categorie impegnate nel polo energetico siracusano si sono ritrovate, sotto il coordinamento della Confederazione, per mettere in campo una serie di richieste ben precise che guardano ad una tutela completa dell’economia industriale provinciale.

I lavoratori di Chimici, Edili, Metalmeccanici, Servizi, Elettrici e dei Trasporti hanno portato in piazza la richiesta di un impegno forte a garanzia dei processi di riconversione dei vari siti. “L’iniziativa di mobilitazione dell’intero settore Industria della CISL provinciale – si legge nel documento consegnato al termine della manifestazione al Prefetto, Giovanni Signer – intende sostenere convintamente la strategicità dell’intera area industriale per il tessuto economico del territorio siracusano. Il più grande polo energetico d’Italia rappresenta, ancora oggi, il 60% del PIL di questa provincia occupando, tra lavoratori diretti e dell’indotto, oltre 10 mila persone.

L’area industriale siracusana – continua il documento – è, storicamente, la più consolidata e strutturata del Paese. Da sempre leader per la produzione e logisticamente attrattiva per i mercati europei e non solo”. La Cisl ha sottolineato la propria posizione riguardo ai processi di riconversione. “La Cisl – abbiamo ribadito pubblicamente e durante le assemblee svolte con i lavoratori della zona industriale – – si legge ancora – è per una transizione e una riconversione del più grande polo industriale italiano verso l’era green”.

La delegazione, composta dal segretario confederale uscente Eugenio Elefante, e dai segretari generali di Femca, Filca, Fim, Fisascat, Flaei e Fit, ha espresso anche le preoccupazioni per il polo energetico qualora non si rispettassero tempi e investimenti. “Il fermo di alcuni impianti, già avvenuto nelle ultime settimane a Sasol, insieme all’incertezza sul reale futuro dell’impianto IAS, rischiano, in mancanza di interventi concreti, – si legge nel documento – di provocare un effetto domino che, insieme agli stabilimenti, coinvolgerebbe i lavoratori. Un potenziale rischio sociale che il nostro territorio non può permettersi per non restare isolato nel panorama economico regionale e nazionale”.

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