L’aumento vertiginoso dei prezzi di vari alimenti di largo consumo, come l’olio extravergine d’oliva ed il caffè, pongono Siracusa ai vertici della graduatoria delle città italiane più care stilata, nei giorni scorsi, dall’Unione nazionale consumatori. È davvero sorprendente il dato che emerge dall’analisi effettuata dall’associazione, che pone la città di Archimede addirittura al quarto posto nazionale tra i centri più “cari” d’Italia ed un tasso di inflazione che, nel mese scorso, ha fatto segnare un incremento dell’1,7%. Un dato significativo e che fa riflettere molto considerando che le principali “antagoniste” di Siracusa, in questo caso, sono città ben diverse da quella siciliana, sia geograficamente che strutturalmente, come Bolzano, Roma e Trento, le quali occupano i primi tre gradini del podio.
Il dato relativo a Siracusa, che raggiunge un aumento annuo di 364 euro per quanto riguarda le spese di una famiglia media, preoccupa non poco i consumatori, soprattutto alla luce del fatto che si avvicinano le festività natalizie. Il calcolo è stato effettuato sulla base dei dati Istat riguardanti l’andamento dei prezzi al consumo mese per mese e dimostra il repentino aumento di una lunga serie di beni alimentari ma anche di tanti beni legati alla cura della casa e della persona. Nello specifico, come detto, balzano agli occhi i prezzi dell’olio d’oliva, aumentato fino al 14 %, ma anche del burro e del caffè, con quest’ultimo che sale di quasi il 13 %. Prezzi al rialzo che fanno suonare un campanello l’allarme, con delle conseguenze che, nel medio e lungo termine, possono diventare molto rilevanti ed onerose, soprattutto per i nuclei familiari del ceto più basso e quelli che hanno più di un figlio a carico.
A sottolineare la necessità di un “cambio di rotta”, anche e soprattutto a livello nazionale, e spiegare il motivo, anzi i numerosi motivi, di questo andamento al rialzo dei prezzi è il consigliere comunale Cosimo Burti, già assessore all’Agricoltura al comune di Siracusa, sempre attento alle tematiche riguardanti i consumatori soprattutto in riferimento ai beni che nascono e vengono prodotti nella nostra terra.
“Il costo della vita oggi è aumentato drasticamente, – sottolinea Burti a Tam Tam Tv – ed il potere d’acquisto delle famiglie si riduce sempre più. Il circolo virtuoso che si mette in campo a livello nazionale, poi, non fa bene all’economia. Bisogna prendere atto di questa situazione e monitorarla a monte, sia rispetto alla produzione che all’immissione nel mercato dei beni. Il problema non va affrontato mettendoci sopra una piccola pezza, quasi a voler nascondere un danno di grande entità quando è già ben evidente, ma intervenendo a monte, non soltanto, quindi, nel momento in cui si vedono le conseguenze negative per le famiglie. Il governo nazionale, in tal senso, dovrebbe adottare delle politiche dí programmazione evitando preventivamente l’insorgere di queste situazioni. Anche i bonus di poche centinaia di euro che di fatto vengono conferiti non hanno in alcun modo la funzione nè di risolvere o superare tali problemi”.
Nello specifico, sulla questione legata all’aumento dei prezzi, secondo Burti il problema si pone innanzitutto in riferimento alla riduzione dell’offerta. “Si tratta di un meccanismo, quest’ultimo, – aggiunge – che genera un netto aumento costi e che, soprattutto per quanto riguarda l’olio, è strettamente legato alla scarsa produzione. La siccità diffusa, il caldo e la mancanza di pioggia hanno generato, oltre ad una scarsa produzione, anche una bassa resa delle olive e ciò ha fatto sì che la diminuzione dell’offerta, rispetto ad una richiesta addirittura più alta dell’anno precedente, contribuisse al grande aumento dei prezzi. Le aziende, inoltre, sostengono costi fissi che non variano in funzione della quantità di olive che ci sono, come la potatura, la concimazione, la preparazione del terreno e la stessa raccolta, ed anche questo non può che influire enormemente sul prezzo”.
“Per quanto concerne il caffè, che non ritengo essere un genere di prima necessita ma una bevanda di largo consumo, i costi di trasformazione sono invece legati all’aumento dei costi dell’energia. E anche qui lo stato dovrebbe cercare in qualche modo d’intervenire garantendo agli agricoltori dei ristori di natura economicia a compensazione dei costi per la produzione. In tutto ciò, comunque, servirebbe un accordo programmatico legato alla tutela dei prezzi. Un sistema, questo, – conclude Burti – che dovrebbe essere messo subito in campo per salvaguardare realmente i consumatori”.
Marco Petrolito