di Sebastiano Diamante
Siracusa
«Cca c’è un virus, attenzione: occhiu ca capita. Trasi i na manera e nesci di n’autra manera». Nell’imbarazzo generale del consiglio comunale, l’esponente di Italia Viva – Fuori sistema, Francesco Zappalà – forse pensando di suscitare l’ilarità di qualcuno – ha raggelato l’intera aula. Ricoprendosi più di ridicolo che di consensi. Armando Caravini, presidente di Arcigay Siracusa, ha chiesto le immediate dimissioni del consigliere comunale. La polemica è esplosa durante un intervento di Zappalà, si discuteva di nomine e, l’esponente di Italia Viva – Fuori sistema ha auspicato quella di una donna. «Potevate nominare un supplente donna – ha detto Zappalà. Poi, continuando con sguardo ironico e ammiccante – a meno che, senza offesa, lei nun è che è….perchè…ca c’è un virus, po capitare. Qua si sono attrezzati rossetti, orecchini». Le reazioni non sono mancate. «Qualcuno gli spieghi – ha tuonato Caravini – che l’omosessualità non è un virus. Certe “battute” tristi ed infelici ai nostri giorni non si fanno neanche al bar. Al suo posto, oltre a chiedere immediatamente scusa, mi dimetterei in quanto per il consigliere Zappalà è evidente che il consiglio comunale, composto da persone che vogliono lavorare per la città, sia più importante esprimere il suo personale parere omofobo». Per Alessandro Bottaro e Angelo Tarantello, rispettivamente presidenti di Stonewall GLBT Siracusa e Agedo sezione di Siracusa l’uscita infelice di Zappalà è «un atto gravissimo e violento, perché lesivo della vita e della dignità della comunità che rappresentiamo come associazione e come militanti di un movimento. Temiamo invece che in giro ci sia un altro virus, a cui il consigliere è purtroppo patologicamente immune, quello della cultura, altrimenti ci avrebbe risparmiato questa bassezza nel luogo deputato alla democrazia cittadina dove il rispetto, verso chiunque non può e non deve mai mancare».
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