23 Ottobre 2024

Aldo Raciti, il futurismo mediterraneo nella Siracusa anni ’20

La vera anima di un viaggio è la ricerca. Qualsiasi sia il suo senso, il percorso ha sempre il sapore di un incontro con noi stessi. Così, seguire le orme di alcuni personaggi avvolti nel mistero, che a Siracusa si appassionarono di letteratura, e contribuirono al cambiamento di una società, significa anche ricostruire la nostra storia.

Autore di testi poetici pubblicati nel primo ventennio e noto per aver partecipato alla campagna anticlassicista del 1921 fu Aldo Raciti. Di lui non si conoscono i precisi dati biografici. Sono i suoi articoli e i versi di matrice futurista a raccontarci di un mondo che a Siracusa significava rivoluzione e bellezza insieme.

Nel 1920 sia la «Gazzetta di Siracusa» che il settimanale letterario, sportivo, umoristico, pupazzettato «La Freccia», baluardo di audacia e originalità, ospitarono le sue composizioni. In particolare fu il quotidiano aretuseo a pubblicare il 27 marzo 1921, data precedente all’azione futurista contro le Rappresentazioni Classiche, la lettera di un certo ragioniere Arturo Raciti di Giovanni, il quale sentendosi ‘vittima’ di uno scambio di identità con “Aldo Raciti, studente liceale, autore di versi futuristi” pubblicati in quel periodo, soprattutto perché il poeta firmava i suoi scritti con il cognome e l’iniziale del nome, intendeva esplicitare pubblicamente che si attribuissero “a chi di spettanza le qualità che non gli appartenevano”. Di fatto il distinguo del ragioniere con molta probabilità poteva considerarsi una forma di tutela personale nei confronti del movimento futurista. È infatti probabile che Arturo Raciti, il ragioniere per intenderci, fosse lo stesso che a Siracusa aveva in attivo una carriera di drammaturgo. Sta di fatto che Aldo Raciti (e non si può credere che fosse qualcun altro!), a distanza di sette mesi dalla diffusione della lettera del ragioniere, sempre sulla «Gazzetta di Siracusa», pubblicò un articolo dal titolo L’alcova d’acciaio, firmandosi Gredo Raciti.

Nel presunto mutamento del nome si intravede la precisa volontà dell’autore di non essere confuso con il rag. Arturo Raciti, anche se la scelta del futurista lascerebbe spazio ad altre interpretazioni, ovvero alla sua completa condivisione di una pratica, quella del trasformismo, tanto cara alla mentalità marinettiana, oppure al fatto che il nome Gredo non fosse altro che un diminutivo di Geraldo, da cui sarebbe derivato Aldo. In ogni caso l’articolo è di chiara fattura futurista, dato che, come molti altri pezzi giornalistici, scritti nello stesso periodo da più noti combattenti, celebrava il «romanzo vissuto» di Marinetti, per l’appunto L’alcova d’acciaio pubblicato a Milano nel 1921.

Altri documenti accertano la solida adesione di Aldo Raciti al futurismo: un articolo dal titolo Permettete, signori??… e due testi poetici, Dinamo F.S. e Notturno marino. Parole in libertà, tutti pubblicati nel 1920 su «La Freccia». Nelle liriche in particolare Raciti propone alcuni motivi tratti dalle regole proprie del futurismo come l’isolamento di alcune parole sul foglio e l’utilizzo di diversi caratteri tipografici. Ciò che invece risulta affascinante è la scelta dell’autore di far incontrare l’esaltazione della velocità e il mito del modernismo di matrice settentrionale con l’istinto e la forza primordiale del paesaggio, tipici dell’anima futurista mediterranea.

Daniela Frisone

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