E pensare che la biblioteca di Casa Carducci a Bologna contiene uno dei libri di Luciano Calvo. Un poeta-soldato che appartenne al nostro Risorgimento. Quello che trovò nell’Isola terreno fertile visto che la rivolta in Sicilia del 1848 a Palermo fu la prima a scoppiare in Europa.
La musa patriottica di Luciano Calvo nacque a Siracusa, e negli anni post-unitari consegnò alla storia la fede di un garibaldino e soprattutto la sua libertà di pensiero. Oggi le liriche di Calvo sono quasi del tutto sconosciute. Così la sua vicenda umana: l’arresto, l’iter giudiziario a causa della declamazione del “Pro Repubblica” e l’assoluzione con formula piena per volere della Corte d’Assise. Piuttosto oggi si ricorda Calvo perché nel 1872 partecipò all’inaugurazione del monumento marmoreo dedicato a Giuseppe Mazzini, tutt’oggi conservato nella Latomia dei Cappuccini. Ma la cruenta immagine delle imprese belliche e i timori di un uomo che appartenne alla nostra terra rivivono grazie alle sue raccolte poetiche. Perché nella concezione romantico-risorgimentale il combattente era poeta in quanto capace di esternare l’impeto e le convinzioni che lo spingevano a lottare e a incitare chi avrebbe letto i suoi versi. Dunque non il popolo ma gli intellettuali.
Nella prefazione a “Lacrime e Sospiri” (Siracusa, tip. F. Miuccio, 1868) il poeta racconta di aver abbandonato l’abito ecclesiastico e la carriera letteraria per entrare a far parte dell’esercito garibaldino fino alla terza guerra d’indipendenza (1866). Ritroviamo tutta la forza degli ideali patriottici nelle liriche “A Garibaldi per la fausta Rivoluzione del 1860” e “Italia Una”; e una nota commovente nella poesia “A Siracusa”, di cui Calvo elogia le glorie passate. Poi una dedica a Giuseppe Mazzini nella raccolta “Trenta Giornate di ispirazione” (Siracusa, tip. Andrea Norcia, 1872) e un gruppo di canzoni di tono romantico, che il siracusano rivolge a grandi poeti come Foscolo e Leopardi. Una raccolta successiva, “Amore e Luce” (Siracusa, tip. Andrea Norcia, 1875), contiene la lirica “Addio”, in cui Calvo, in partenza da Siracusa, ricorda i luoghi cari, gli amici e la donna amata. Infine, un avviso “Ai Lettori” raccoglie la critica positiva di un intellettuale del tempo, Salvatore Battaglia di Vittoria, in merito all’ “Inno a Satana” dell’aretuseo: un gratificante paragone con il celebre componimento carducciano.
Di fatto è molto probabile che il primo Premio Nobel italiano avesse ricevuto composizioni dal nostro e lo avesse gratificato nel dare seguito al suo talento. Questo forse avrebbe dato modo a Calvo di emulare l’opera del sommo poeta.
A completare la produzione edita di Luciano Calvo troviamo le “Ore Bieche. Nuovi Versi” (Siracusa, tip. Andrea Norcia, 1882), “Liriche” e l’opera “Beatrice Cenci”. Rimane invece inedita, la tragedia lirica “Velda, ossia il Capo delle Cento Tribù”, musicata dal Maestro Luigi Corradi.
Daniela Frisone
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