Che cosa sia stata la movida a Siracusa nel tempo in cui il termine non era ancora nato ce lo raccontò qualche anno fa Dino Cartia. I suoi ricordi, frutto di vita vissuta e di dedizione al lavoro di cronista e scrittore, per noi oggi sono lo specchio di un tempo che desideriamo recuperare. Riportiamo, dunque, per intero il testo di un’intervista che è di per sé storia.
Cartia, come è iniziata la tua “movida”?
Ho fatto l’orchestrale a Padova quando dovevo studiare all’università per laurearmi in Medicina, ma entrai nel complesso rock “The Vanguard”, poi diventato beat quale “I delfini”. Tra il 1958 e il 1964 sono stato un percussionista jazz, e dal 1965, dopo che inaugurammo il Piper di Roma con Patty Pravo e Diana de Curtis, la nipote di Totò, ho suonato e amato il night, con Bongusto, Martino e Carosone.
E la Dolce Vita a Siracusa?
Nel 1953 circa, a Siracusa aprì un locale cosiddetto “da ballo”: Villa delle Rose a Melilli, durò pochissimo, come altri, fu inaugurato dal trio catanese composto da Salvatore Marotta al sax, il maestro Bellia al pianoforte e Bic alla batteria. A quel tempo Marotta e Bic suonavano con Nino Lombardo a Rai Catania per il Ficodindia del lunedì pomeriggio: c’era il nostro Pino Filippelli per i testi satirici sulla cronaca e lo sport…eravamo in serie B. A seguire, l’Asteria Bleu Dancing all’Isola, che faceva anche musica da night, ma un night nel vero senso della parola a Siracusa non c’è mai stato, neanche oggi, solo surrogati per accontentare gli amanti del ballo e della musica, giovani o maturi.
Poi nacque il Trabocchetto, in via delle Carceri Vecchie, dentro alle vecchie stalle di Palazzo Beneventano a Piazza Duomo. Esordì come club privato con le apparenze di un vero locale night, su iniziativa dell’avvocato Nuccio Giannetti, che dopo i suoi studi in Legge a Roma (dove io rimasi fino al 1986), trasmise la Dolce Vita a Siracusa. Il Trabocchetto accolse il manipolo di vitelloni siracusani del tempo: Luigino Vinci, Gianni e Gigi Carpinteri, Paolo e Sandro Romano, Franco Leone, Peppino Conigliaro, Giovanni Coinigliaro, Tito Di Stefano, Iano Andolina, Pippo Sirugo, Pietro Beneventano, Giorgio Orefice, Aldo Gurrieri. C’erano anche attori e uomini di cultura, come Carlo Capodieci, Benito Leone, Renzo Monteforte, Aldo Formosa, Cesare Politi, Lorenzo Spagna, Tuccio Musumeci, Leo Gullotta, soprattutto durante le rappresentazioni classiche al Teatro Greco. In quel periodo Giannetti ingaggiò un maitre d’eccezione, bravissimo, di origine toscana, Luciano Magnano. Ricordo che lì si organizzavano i pomeriggi beat… e così si fece avanti la gioventù “dorata” siracusana che, non potendo ancora uscire la notte per motivi d’età, si gasava dalle 15 alle 21. Il locale si prestava anche al teatro di giovani come me, Aldo Formosa, Renzo Monteforte, Cesare Polti, e alla presentazione di libri… in fondo ci illudevamo di avere un night, ma non era quello che offriva il resto del mondo, da tarda notte fino al mattino. Poi esplose il lido Sayonara, il Tropical (oggi circolo Unione) su iniziativa di Nzino Liistro e dei Di Grano.
Ci si divertiva tra gli anni Sessanta e Settanta a Siracusa…
Alla fine degli anni Sessanta, d’estate, al Lido Sayonara e alla Tana, all’Arenella, suonava il gruppo musicale I Topi. Poi, nell’inverno del ’70 nacque il Manhattan in linea con l’Asteria Bleu di Corrado D’Angelo: era più che altro una discoteca. Il fenomeno del dancing si incrementerà fino agli anni Ottanta. Invece La Nottola ebbe un piglio diverso: c’erano i pomeriggi rock, si faceva cultura, teatro, dato che nacque come circolo Elio Vittorini, grazie ad Aldo Formosa che puntò molto su comici come Lionello, D’Angelo, Musumeci, Gullotta. In quel periodo si formarono i Mammasantissima ed erano in voga gli spaghetti di notte.
Un paragone improprio: la Dolce Vita vis la movida di oggi.
La Dolce Vita fu la massima espressione del godimento della notte e dei suoi piaceri, l’amore, le scappatelle, ma anche letteratura, cinema, giornalismo. La movida, per giunta siracusana, è solo l’invenzione di qualcuno che si sfoga pubblicando foto in bikini… non è quella vera, che anima Catania, Palermo, Torino, Firenze, Roma.
Daniela Frisone
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