Il futurismo in Sicilia fu un fenomeno aperto e complesso. Aperto perché diede modo a molti giovani di provarsi scrittori avanguardisti e attivisti della prima ora, e complesso perché spesso navigò all’interno di una vasta area di simbolisti e sperimentatori del verso libero. Filippo Tommaso Marinetti, fin dai gloriosi anni Dieci, considerò la Sicilia una fucina d’eccezione. Molti furono le visite e gli incontri che il capo del futurismo intraprese con redattori di testate moderniste e promotori di serate che davano modo soprattutto a chi era in erba di ottenere un certo favore editoriale. In particolare a Catania, tra il 1928 e il 1933, nella fase del cosiddetto secondo futurismo, Marinetti fu ospite del Lyceum Club, un centro di attività culturale e sociale istituito da e per le donne sul modello londinese del 1904.
La sera dell’8 giugno del 1933 l’Accademico d’Italia, oltre a rimproverare il prefetto e il commissario al Comune per aver indossato il cilindro, abolito e sostituito dal fascismo con il fez, presentò al pubblico una giovane poetessa catanese, Adele Gloria, autrice di una lirica intitolata Zingara. La ragazza (Clelia Adele Gloria, il suo nome per esteso, nella foto sopra) aveva ventitré anni, era nata nel 1910 e da lì a poco sarebbe diventata redattrice di moda del quotidiano «Il popolo di Sicilia», che era l’organo ufficiale della Federazione provinciale fascista di Catania, Enna, Ragusa e Siracusa.
In verità Marinetti, che l’anno precedente tramite il messinese Giulio D’Anna le aveva offerto di collaborare alla famosa rivista «Futurismo», volle consacrarla declamando quei versi che sarebbero stati pubblicati nel 1934 con la raccolta F.F. S.S. «89» direttissimo per la casa editrice Publishing Company di Catania. In un racconto un po’ più particolareggiato Claudia Salaris riferisce che “dopo una lite in famiglia, la Gloria, allora studentessa liceale, inviò per pura protesta due poesie a Marinetti, senza conoscerne l’indirizzo. Il plico arrivò a destinazione, e i testi apparvero sulla rivista ufficiale del movimento, Futurismo”.
Adele Gloria fu anche pittrice e scultrice, il suo quadro Zanzur dall’alto, appartenente alla cosiddetta aeropittura, fu esposto nel 1935 alla II Quadriennale di Roma e alla I Mostra femminile d’arte del GUF di Catania nel 1939. Fino alla metà degli anni Quaranta si dedicò anche alla scultura, producendo opere che purtroppo, insieme a quelle pittoriche, sono andate tutte disperse e oggi si conoscono solo attraverso foto d’epoca. La futurista catanese fece carriera nel campo dell’informazione e nel 1941 si trasferì a Roma dove sposò il giornalista Rizieri Grande, capo dei servizi sportivi de «Il Messaggero». Santi Correnti nel suo testo Il futurismo in Sicilia e la poetessa catanese Adele Gloria fa notare che il titolo della silloge F.F. S.S. «89» direttissimo esprimeva “un desiderio e quasi un presagio”, considerato che il treno direttissimo delle Ferrovie dello Stato contrassegnato dal numero 89 era quello che collegava Catania a Roma, capitale dal gusto futurista, dove la catanese si trasferì definitivamente senza mai più tornare nella sua città d’origine. Adele Gloria lavorò incessantemente per i diritti delle donne, prima di morire nel 1984 nella sua casa di Cinecittà.
Daniela Frisone
Aggiungi un commento