Oltre 300 imprese artigiane a rischio fallimento e perdita di mille posti di lavoro nella filiera delle costruzioni a causa del blocco della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi. È l’allarme che lancia CNA sulla base dei risultati di una indagine presso un campione altamente rappresentativo dei comparti dell’edilizia, delle costruzioni e dei serramenti. La Confederazione sollecita il Governo a trovare rapidamente una soluzione per disinnescare una bomba economica e sociale, generata da una serie di provvedimenti normativi che hanno alimentato confusione e profonda incertezza.
La CNA stima che i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso una cessione ammontano a quasi 26 milioni di euro. La consistenza dei crediti bloccati sta mettendo in crisi migliaia di imprese.
Infatti, oltre 500 le imprese artigiane si trovano con cassetto fiscale pieno di crediti ma senza liquidità e con impatti gravissimi. Quasi metà delle imprese parla di rischio fallimento mentre i due terzi prospettano il blocco dei cantieri attivati.
Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti, quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori e rinvia tasse e imposte e una su quattro non riesce a pagare i collaboratori.
Per la cessione dei crediti, le imprese della filiera si sono rivolte in egual misura alle banche, a seguire Poste, poi società di intermediazione finanziaria.
Davanti a norme incerte e continui stop and go gli intermediari finanziari hanno bloccato gli acquisti e ad oggi i crediti in attesa di accettazione si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura.
Occorre ricordare che attraverso lo sconto in fattura l’impresa ha anticipato per conto dello Stato un beneficio al cliente, facendo affidamento sulla possibilità, prevista dalla legge, di recuperare il valore della prestazione attraverso la cessione a terzi. Il quadro molto preoccupante deve sollecitare un intervento straordinario da parte dello Stato per scongiurare una gravissima crisi economica e sociale. Inoltre, i bonus per l’edilizia hanno offerto un contributo molto rilevante al rimbalzo del Pil l’anno scorso e oltre il 90% delle imprese intervistate è convinta che senza una soluzione per svuotare i cassetti fiscali si determinerà il mancato avvio di nuovi cantieri con ripercussioni negative sull’intera filiera e sull’economia nel complesso nonché sul programma di riqualificazione energetica degli immobili.
“Si tratta di una situazione con forte rilevanza nazionale, ma che evidentemente coinvolge pesantemente anche le imprese operanti nella nostra provincia – dichiara Gianpaolo Miceli, segretario provinciale di CNA Siracusa – figlia di tutte le modifiche normative intervenute negli ultimi mesi con l’obiettivo di limitare le truffe, accadute però, è bene ribadirlo, soprattutto con la misura legata al bonus facciate 90%, ideata senza le minuziose attività di controllo presenti invece con il superbonus 110%, e nella stragrande maggioranza dei casi senza il coinvolgimento delle piccole imprese del territorio”.
“Non bisogna sacrificare centinaia di imprese che vantano crediti per lavori regolari combattendo il malaffare alla cieca – prosegue Miceli – ma bisogna al contrario incrementare i controlli e le verifiche, agevolando il lavoro di chi, ossia la maggioranza delle imprese e dei professionisti, ha investito in questa misura per favorire i clienti fidandosi dello Stato”.
“Si sblocchino dunque al più presto i crediti maturati – conclude Miceli – sia per scongiurare una nuova crisi del settore sia per evitare il rischio sociale di una chiusura a raffica delle imprese, un danno che specialmente il nostro territorio non può più permettersi di subire e per questo stiamo predisponendo una mobilitazione che partirà dal territorio e, se necessario, avrà anche rilevanza nazionale”.
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