Omaggiare una vittima della mafia “dimenticata”, il poliziotto di origini canicattinesi Salvatore Amenta, ucciso a 59 anni in un agguato mafioso a Corleone nel 1946, e ricordare il suo sacrificio ed il suo grande impegno nella lotta alla criminalità organizzata. I sindaci di Canicattini Bagni e quello di Corleone, Paolo Amenta e Walter Rà, hanno preso parte alla cerimonia che si è conclusa a piazza Borsellino, a Canicattini, con la scopertura della targa posta accanto alla stele in ricordo dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Presenti, per l’occasione, anche i ricercatori che hanno riportato allo luce l’omicidio, Laura Liistro (docente e ricercatrice della Galleria Etnoantropologica di Solarino) ed il giornalista e storico del fenomeno mafioso corleonese, Dino Paternostro, ma anche numerosi rappresentanti delle forze dell’ordine, così come i parenti di Salvatore Amenta ed il Vice Questore Aggiunto dirigente del Commissariato di Noto, Giuseppe Di Majo.
Il sindaco Amenta ha ringraziato la città di Corleone per aver condiviso l’iniziativa che consegna alla memoria delle due comunità e alle future generazioni la figura di Salvatore Amenta, un semplice uomo, marito e padre straordinario, nonché onesto e fedele servitore dello Stato.
«Il sacrificio di Salvatore Amenta unisce le nostre comunità – ha sottolineato il Sindaco Ra’ – così come la lotta alla mafia, e sapremo ricordarlo, magari il 9 giugno, giorno del suo assassinio e con l’intitolazione di uno spazio che ne onori la memoria».