E’ il momento dell’indignazione, è il momento dello scoramento ma la violenza sulle donne non è un fenomeno che scopriamo oggi con la morte della povera Giulia Cecchettin o di tutte le oltre cento donne più o meno giovani, perché per questo fenomeno odioso come sappiamo non c’è età, che l’hanno preceduta e seguita solo quest’anno. Combattere e prevenire la violenza esercitata dagli uomini sulle donne, per le volontarie del Centro antiviolenza Ipazia è da decenni un impegno incessante e a tutto campo, profuso in tutta la provincia e h 24.
Proprio a ridosso del 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza maschile sulle donne, ci ritroviamo però a dover sottolineare ancora una volta che questo impegno quotidiano, di assistenza, supporto e sostegno legale e psicologico gratuito, che il Cav. Ipazia assicura alle donne vittime di maltrattamenti e violenze di ogni tipo, non è mai abbastanza! “Una consapevolezza, – spiega la presidente Avv. Daniela La Runa – che ogni anno ci spinge ad affiancare alla ordinaria attività del Cav. di assistenza delle nostre utenti, anche quella urgente e necessaria di sensibilizzazione e diffusione della cultura di genere nelle scuole e negli spazi pubblici. La violenza sulle donne, – continua L’avv. La Runa – la cronaca ce lo dimostra ogni giorno, è un fenomeno strutturale all’interno della nostra società, basato sul dislivello di potere che ancora persiste tra i due generi. Un divario inaccettabile che in molti campi si fa ancora fatica a colmare (vedi divario salariale, mancata rappresentanza nelle posizioni apicali in ambito lavorativo e in genere nei luoghi di potere) e che ha come conseguenza il persistere di diseguaglianze fondate su una secolare, falsa idea di fragilità/inferiorità delle donne. Dal pregiudizio alla discriminazione, e poi via così verso la violenza e la sopraffazione, – prosegue – il passo è sin troppo breve e il copione[NG1] [NG2] si ripete uguale a se stesso da millenni: le stesse donne, che sono madri, mogli, compagne o amiche degli uomini, diventano nella vita di ogni giorno oggetti di proprietà, bambole prive di libero arbitrio su cui esercitare la propria asfissiante autorità, pezzi di carne di cui disporre a piacimento seguendo il principio: “tu sei mia, o mia o di nessun altro”. E pensare che c’è ancora chi lo chiamano impropriamente “amore” – conclude l’avv. La Runa – ma, non ci stancheremo mai di dirlo, è soltanto egoismo, smania di possesso e di controllo che nulla ha a che vedere con quel sentimento tanto sbandierato dai Filippo Turetta di ogni epoca, poi finito come ben sappiamo nel sangue”.
Nei giorni che precedono e seguiranno il 25 novembre le volontarie del Cav. Ipazia saranno impegnate in una serie di incontri con la cittadinanza e con le scuole per ribadire, ancora una volta e con forza, che da un destino futuro o presente di maltrattamenti si può uscire, non solo con l’aiuto dei Centri antiviolenza e delle forze dell’ordine ma anche e soprattutto cambiando i nostri comportamenti, il nostro modo di pensare.
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