26 Dicembre 2024

Decreto “salva Isab” con vista algerina e il ritorno di…D’Alema

“Caro Giuseppi, cumpari, nipoti, mandami nu poco di soddi perché nun tengo mancu li soddi pe pagare la lettera a lu scrivanu che mi sta scrivendo la lettera prisenti”.

Tra Miseria e nobiltà, con il grande Totò, e il decreto “salva Isab” le analogie potrebbero essere contenute nel flacone di inchiostro di china usato per “vergare” un foglio che non servirà a nulla.

E già, perché nonostante sia ancora fresco di firma, il provvedimento del governo sembra già sconfessato dalla stessa Lukoil e – molto probabilmente – ridotto a mera operazione di facciata prenatalizia.

Sì, i lavoratori – è stato detto – possono star sicuri per i prossimi 12 mesi, ma la proprietà, per bocca del direttore generale di Isab, Eugene Maniakhine, non aveva risparmiato – sulle pagine del Sole24Ore – un certo fastidio al “commissariamento” statale. «Abbiamo rispettato le sanzioni e le rispetteremo, – ha dichiarato il direttore generale – prenderemo il petrolio altrove. Siamo pronti a pagarlo in contanti: è una scelta possibile sul libero mercato».

Insomma, arrocco russo e partita aperta con il sostegno di banche asiatiche, così come assicurato da Maniakhine.

Un gioco delle parti? Il tentativo di tirare sul prezzo? L’intervento di Putin per fare intendere che la Grande Madre Russia non si fa commissariare da nessuno?

Le trattative sono in corso. Il fondo americano Crossbridge, aspirante acquirente della prima ora, ha nuovi contendenti che – udite udite – sono stati portati al tavolo del ministro Urso dall’ex presidente del consiglio Massimo D’Alema. Lasciata (?) la politica, l’ex esponente di PCI, PDS e PD si occupa di intermediazione internazionale con una sua agenzia.

A Roma – come rivela il quotidiano La Repubblica – ha portato una cordata composta da un Fondo asiatico (del Qatar) e non meglio specificati (per il momento) investitori italiani. Anche loro interessati all’acquisto della raffineria.

Lukoil, come più volte confermato da fonti vicinissime all’azienda, non ha sicuramente problemi di liquidità. Da marzo ha lavorato al massimo della capacità produttiva. Da 5 a 6 petroliere al mese è riuscita a realizzare il massimo profitto possibile incassando soldi in euro. E così qualcuno ha ritenuto una bufala la mancanza di moneta più volte richiamata, subodorando, piuttosto, un gioco sottile per creare condizioni ideali per vendere.

Americani, qatarini in salsa tricolore e non solo. Già, perché in tutto questo intreccio finanziario internazionale c’è una strana dichiarazione del presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, che il 24 novembre scorso su il Sussidiario.net rispondendo ad una domanda sulla possibile nazionalizzazione della raffineria diceva: «Sì, anche se va ricordato che lì vicino, ad Augusta, ce n’è una di Sonatrach. Chissà che non possa esserci il gruppo algerino nel futuro dell’Isab».

Insomma, Giuseppi, cumpari, nipoti, una lettera dovrà riceverla…magari entro dicembre. Si spera soltanto che, nel frattempo, in quel flacone non sia stato versato inchiostro simpatico.

Prospero Dente

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