A volte la ricerca è il rincorrere di storie, vite, personaggi ai quali non si riesce a dare una collocazione, e che solo il tempo, la dedizione e un briciolo di fortuna sono in grado di restituirci. Egle Paturzo, tra i tanti volti scomparsi di un movimento che caratterizzò il pensiero moderno per almeno un trentennio in Italia, fu futurista e come tale partecipò a manifestazioni progressiste, rinnegando una cultura di stampo tradizionalista. Su di lei sappiamo poco ma nel tempo siamo riusciti a definirne qualche tratto e forse ad associarla a un viso, a uno sguardo, seppure sfocati.
È degli anni Ottanta il testo Sicilia futurista in cui Claudia Salaris fa cenno all’esistenza, tra i Trenta e i primi anni Quaranta, di pubblicazioni a firma di una certa Egle Paturzo di Siracusa. Un’unica affermazione, nulla di particolarmente consistente, ma che ci regala l’immagine di una donna che in quegli anni viveva a Siracusa e che svolgeva attività di scrittura seguendo i dettami marinettiani. Più di recente, e cioè lo scorso settembre, Eleftheria Ioannidou, in un articolo pubblicato sul «Classical Receptions Journal» per conto dell’Università di Groningen, riesuma la vicenda della campagna anticlassicista combattuta negli anni Venti dai futuristi in Sicilia collateralmente alla riapertura della stagione al Teatro Greco di Siracusa dopo il secondo conflitto mondiale e richiama l’attenzione sulla figura di una pubblicista, una certa Egle Paturzo, che nel decennio successivo con un testo intitolato Velocizzatore puntò il dito contro il classicismo dell’INDA.
Citiamo l’articolo in traduzione: «Da segnalare una lettera indirizzata al direttore del quotidiano “Futurismo” che fu pubblicata su detto giornale nel 1933. La lettera è stata scritta (o almeno inviata al giornale) da Egle Paturzo per conto del movimento futurista siracusano in risposta all’annuncio di Ifigenia in Tauride e delle Trachinie previste per il festival di quell’anno. L’autrice si ribellò all’INDA e si lamentò della commissione di artisti che metteva in scena drammi greci caratterizzati da “riesumazioni”, “ceneri”, “funerali” e “feretri”». In quell’occasione il direttore del giornale concordava con l’opinione espressa dalla Paturzo, dichiarando che le rappresentazioni classiche non solo non rivelavano nulla di nuovo sulla cultura antica ma pure impedivano la libera espressione degli artisti moderni.
Sulla futurista di Siracusa al momento non ci sono giunti altri scritti ma in un nostro articolo dal titolo Egle, futurista sconosciuta nella Siracusa del ventennio, pubblicato su «La Sicilia» del 2006, dichiaravamo la scoperta di un loculo al cimitero di Siracusa, che ospita la salma di una donna nata il 14 aprile 1909 e morta il 22 marzo 2002, il cui nome è Egle Paturzo, ligure, esattamente di Portovenere, in provincia di La Spezia, luogo particolarmente caro a Marinetti, e sposa del siracusano Ennio Bianca. Potrebbe trattarsi della scrittrice futurista visto che nel periodo in cui era attiva artisticamente, la donna del loculo avrebbe avuto una trentina d’anni, età plausibilmente compatibile con certo esercizio intellettuale; in più venivamo a sapere che la donna, non avendo lasciato eredi, alla morte era stata rammentata da alcuni amici come una persona colta, appassionata di scrittura, e un po’ originale, sebbene schiva. Magari tanto da tacere sulle proprie passate esperienze futuriste?
Daniela Frisone
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