19 Settembre 2024

Il profeta, la fine del mondo e i siracusani in salvo ai “Cozzi”

Qualcuno ancora lo ricorda, un fiume di gente che dalla Borgata saliva fino alla Balza Acradina. Succedeva nell’estate del 1960. I siracusani erano stati informati sull’imminente fine del mondo e chi aveva casa in via Torino vedeva dal balcone lo spingi spingi generale fino ai ‘Cozzi, così il popolino chiamava quel posto roccioso. 

In pratica si era messa in giro la voce che ci sarebbe stato un maremoto e ognuno, soprattutto le donne maggiormente impressionabili, puntava a raggiungere la balza per salvarsi.  Potete non crederci ma quell’estate del 1960 l’intero creato attendeva l’ennesima catastrofe mondiale. A quanto pare però la notizia non era stata ben recepita dalla popolazione siracusana visto che il presagio, più che un maremoto, riguardava una catena di esplosioni atomiche che avrebbe raso al suolo la terra lasciando in pace solo 12.000 eletti.

Il profeta di turno era un certo “Emman il consolatore”, capo carismatico della “Comunità Massiccio Bianco”, di fatto un trentottenne pediatra milanese di nome Elio Bianca che, insieme ai suoi adepti (tra cui anche un sacerdote tibetano), trascorreva da diversi anni le vacanze estive in un rifugio alpino a Courmayeur. Quello era il “Pavillon Gehovonise”, ovvero la “tenda di Dio”, per lo meno nella lingua monotematica olosemantica, un linguaggio, un codice parlato, che Emman diceva di ricevere dall’Essere Supremo, cioè dal Logos, la Sapienza divina in persona, con cui ogni giorno, alla stessa ora, il santone aveva l’onore di dialogare. In pratica succedeva che il pediatra, dopo aver ascoltato i messaggi divini, li ripeteva al magnetofono, di seguito avveniva la trascrizione da parte di sua madre, sorella Wamthar. Pare che fossero già state prodotte circa tredicimila cartelle, tra cui anche tragedie e poesie che Pascoli, Leopardi e D’Annunzio dettavano al profeta direttamente dall’aldilà. Ma torniamo a quel fatidico giorno, il 14 luglio del ’60. Un paio di fonti che girano nel web ricordano i preparativi della comunità di Emman subito dopo aver ricevuto il messagio relativo alla fine del mondo. Pare che gli adepti si recassero tutti al Pavillon per rinforzare le porte interne e costruire tre “camere di decompressione”, cioè tre stanzini comunicanti da attraversare uno per volta affinché ci si abituasse al futuro clima post-apocalittico. Tra l’altro il pediatra aveva annunciato il disastro mondiale già nel 1958.

Da quel momento in poi l’opinione pubblica si era divisa in scettici, scanzonati e creduloni, soprattutto nei primi giorni di quel fatidico luglio 1960, quando la comunità era già in ritiro nella “tenda di Dio”. Fatto sta che il 10 dello stesso mese Emman concesse un’intervista  a una testata nazionale in cui sembrava tirare i remi in barca. Il profeta affermò che l’Apocalisse poteva anche non accadere e che le rivelazioni ricevute si fermavano a una sorta di avvertimento. Insomma, in qualche modo dava respiro agli italiani angosciati per l’imminente fine, anche se era certo che la Bibbia indicasse l’alta Val D’Aosta come l’unico luogo che si sarebbe salvato dal cataclisma. Altro che Balza Acradina!

Daniela Frisone 

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