Inchiostro, acqua, carta. Imagine war è la storia di un mondo pensato, costruito, sedimentato. C’è musica, letteratura, ma anche cinema, e riflessioni esistenziali, miti, conflitti umani. Inaugurata ieri, sabato 21 maggio alla San Sebastiano Contemporary – Casa Bramante di Palazzolo, la personale di Giuseppe Bombaci si muove come dentro a un graphic novel. Puoi immaginarne le parole tra le macchie di esplosivi, le stelle squadriste, le macerie ammonticchiate, le Z campate nel buio come stemmi hollywoodiani. C’è una vicenda da seguire, ricostruire, forse solo da visualizzare.
Attraversi le stanze di Imagine war, vedi gli interventi pittorici sulle locandine in edizione limitata, pensi ai fumetti, a GothamCity, ai concertoni degli anni Ottanta. E con te più o meno imponente, più o meno distante c’è l’Ucraina. Allora ti chiedi se esiste una guerra che non vivi, se puoi condividerla se ne hai sentito solo parlare. Ti chiedi quanto tempo è tre mesi fa.
Bombaci non dà risposte, le cerca dentro di sé e proietta stimoli visivi, bombe craniche, martelli, croci, spine, abitazioni devastate a colpi di inchiostro nero a guazzo. È lui, l’artista a compiere la distruzione, a scoprire gli effetti di un ground zero, con l’Apocalisse che avanza e Guernica che strizza l’occhio cieca sorda e oscura. Senti i mortai, il fragore, il vuoto, la morte cede il passo al Nulla, che è prima di un nuovo inizio e nella musica è in levare. Scopri il tempo sospeso: ecco l’attacco di Innuendo dei Queen o Paradise City dei Guns N’ Roses.
Su Giuseppe Bombaci hanno parlato le curatrici dell’allestimento della mostra, Carmen Sánchez e Nancy Lombardo, sottolineandola tecnica surrealista dell’automatismo psichico, quando l’arte fluttua liberando i tesori dell’inconscio, e vengono a galla i grandi riferimenti della storia dell’arte: Picasso, ma anche “Malevičattraverso il simbolo della croce, e ancora Goya con I disastri della guerra fino a Jake e Dinos Chapman con le loro opere grottesche e violente”.
C’è un bellissimo lavoro artigianale in Imagine war, c’è la passione e la cura per il dettaglio, ma c’è pure l’ospitalità di un padrone di casa come Davide Bramante che ha creato uno spazio artistico in tempi di pandemia e ha infuso al territorio il coraggio del lavoro collettivo. Così, anche Bombaci, cresciuto alla fine degli anni Novanta a Brera con Alberto Garutti e Giuseppe Maraniello, concepisce il suo “Studio Officina Garibaldi” a Canicattini Bagni come luogo di incontro e confronto per amici e artisti non solo locali. È lì che sperimenta l’idea della guerra. Con l’inchiostro e la vita.
Daniela Frisone
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