L’idea di organizzare concerti di grande richiamo musicale nella nostra città è, sicuramente, una idea da non trascurare, anzi da tenere nella giusta considerazione, ma per forza bisogna utilizzare il Parco Archeologico della Neapolis? Se lo chiede Vincenzo Vinciullo.
I concerti di musica pop, certamente, attirano tanti spettatori che, spesso, però, non si fermano neppure un secondo nella nostra città, ma che, per la natura dello spettacolo, provocano, sicuramente involontariamente, danni notevoli ed irreparabili alle sacre pietre del nostro glorioso passato. Di conseguenza, ha dichiarato Vinciullo, bisogna cercare di conciliare il presente con il passato, la voglia e il desiderio di assistere a concerti propri dei nostri tempi con la necessità e l’obbligo morale di conservare ai nostri figli ciò che, forse immeritatamente, abbiamo ereditato dai nostri antenati.
L’idea aberrante che il gentile piede della mia professoressa di filosofia, che assiste alle tragedie greche, possa essere paragonato ai piedi dei miei figli maschi che assistono ad uno spettacolo pop è inaccettabile, oltre che puerile, ha proseguito Vinciullo.
Bisogna quindi trovare un luogo idoneo per consentire questi spettacoli al di fuori del Parco Archeologico della Neapolis, garantendo il desiderio di divertirsi del pubblico, ricordo pagante, con il principio sacro ed inviolabile della difesa, ad oltranza, delle sacre pietre che sono la testimonianza, unica, del nostro passato, della nostra identità, del nostro primato culturale, durato secoli, e che non può essere cancellato per qualche spettacolo da dozzina, avrebbe detto il Giusti.
Fuori dalla area archeologica di Siracusa, sulla strada statale Siracusa/Floridia, a pochi metri dallo svincolo autostradale, la nostra città possiede un’area di quasi 78 mila metri quadrati, dove si sta realizzando, con insopportabile ritardo, l’Area Attendamenti e Containers, oltre il Centro Operativo Comunale di Protezione Civile.
Mi chiedo, ha proseguito Vinciullo, perché non ultimare questi lavori, peraltro finanziati ed appaltati quando ero Assessore alla Ricostruzione post sisma, e destinare, come era nelle previsioni e così come si fa nel resto del mondo, questa area ai concerti estivi che possono iniziare anche, contemporaneamente, alle rappresentazioni classiche?
Questi spettacoli, che fra l’altro godono di finanziamenti non indifferenti, devono arricchire e diversificare l’offerta culturale nella nostra città ma non possono rappresentare un pericolo costante per il nostro patrimonio storico e artistico e un motivo di polemica politica e sociale ogni anno.
Può essere che la Regione e coloro i quali dovrebbero tutelare la nostra storia non hanno compreso che questi spettacoli nell’area archeologica della Neapolis sono indigesti ai siracusani?
Comprendo anche il naturale ritorno clientelare e quello pubblicitario, immeritato, di cui godono alcuni soggetti, ma, ha concluso Vinciullo, l’area di Protezione Civile potrebbe garantire sia l’uno che l’altro senza lasciare danni irreparabili e irreversibili al nostro teatro che tutto il mondo ci invidia e che ha sfidato, nei suoi quasi 2.500 anni di storia, tutti i popoli che hanno conquistato la nostra città e che ora rischia di scomparire per qualche migliaia di spettatori paganti.
Aggiungi un commento