Hafez Haidar, arabista, scrittore e traduttore libanese naturalizzato italiano, tra i principali curatori e traduttori nella nostra lingua dell’opera di Khalil Gibran, la paragona ad Alda Merini.

Lei è Loredana Scifo, catanese, ma siracusana d’adozione, avvocata e insegnante. Alle stampe una raccolta di poesie, Nuvole (Aletti Editore). Due le versioni, la prima in arabo con traduzione e prefazione affidate a Haidar, la seconda in italiano con l’introduzione di Alessandro Quasimodo.
Quaranta poesie che scorrono intense, accompagnando il lettore tra quelle nuvole a cui l’autrice ha affidato quel significato vitale di riuscire a guardare sempre oltre.
“Ti consentono di sentire vicine quelle persone che non sono più accanto a noi e vivono un’altra dimensione – racconta, sottolineando una formazione che guarda alla spiritualità come qualcosa di quotidiano – Credo che fosse questo il titolo più giusto per questa raccolta; sì, forse un po’ misterioso, ma lo sento mio”.
La poesia nel suo destino. “Le prime scritte a 7 anni – aggiunge – poi al liceo con i richiami della professoressa”.
Loredana Scifo trasporta i lettori dentro il proprio percorso di crescita e le immagini suscitate nelle sue poesie si fanno emozioni che raccontano il percorso di crescita di una donna costretta a fare anche i conti con un grande dolore.
“La poesia è espressione di sé stessi – dice ancora -, qualcosa di ermetico. Sì, un’arte di nicchia forse, ma capace di esprimere sentimenti e trasferire agli altri quello che è intangibile.
Parole parlanti, – dice ancora – quelle che scuotono chi le ascolta”.
Molte delle poesie sono nate a Nuoro, lì dove la Scifo si è trovata a vivere un periodo della sua vita professionale.
“La lontananza, la forza dei luoghi, il contatto con la natura sono stati determinanti – racconta ancora non nascondendo un legame ormai forte con l’altra isola del Mediterraneo – Ho trovato molte similitudini con la mia Sicilia anche se il mare mi è mancato tanto – ammette – e sono stata attratta dai poeti sardi. In quel periodo, cogliendo immagini e sensazioni, ho iniziato a ricercare vocaboli magari desueti, ma pieni di poesia”.
Alessandro Quasimodo, citando Bergson nella sua prefazione, ricorda come nella nostra coscienza coesistano passato, presente e futuro. Quella della Scifo custodisce tutto con delicata cura e con una dolcezza di chi “frequenta” le parole con grande attenzione.
“Scrivere è un mettersi a nudo, la paura nel confronto con gli altri c’è, – dice – ma bisogna riuscire a ritrovarsi anche nelle critiche, anche se non mi faccio frenare da loro”.
Nel suo bagaglio di letture non mancano Neruda, Salinas e Gibran, “sì, sono loro i miei poeti preferiti.”
Loredana Scifo parla dei consigli di Giuseppe Aletti, considerato da moltissimi autori un punto di riferimento per la poesia contemporanea in Italia. Quindi il perché di tradurre in arabo le poesie.
“Rappresentano la vicinanza alle donne arabe, – conclude – alla loro vita. Perché le nuvole ti aiutano a vivere un sogno”.
Quelle donne che nella poesia Coraggio l’autrice fa ritrovare a chi legge.
Mastico nuvole
per assaporare
l’arcobaleno.
Mai come in questa epoca.
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