A Palazzolo Acreide, presso l’Istituto Comprensivo “V.Messina”, l’Arma dei Carabinieri, in collaborazione con la Fondazione “Vittorio Occorsio”, nell’ambito del progetto dal titolo “La giustizia adotta la scuola” ha incontrato gli studenti delle classi terze per parlare della figura di Giuseppe Fava, giornalista professionista originario di Palazzolo Acreide, ucciso dalla mafia il 5 gennaio del 1984 a Catania dopo avere denunciato le attività di cosa nostra nel capoluogo etneo, in particolare dalle pagine della rivista da lui fondata “I Siciliani”.
Il Tenente Colonnello Sara Pini, Comandante del Reparto Operativo del Comando Provinciale dei Carabinieri Siracusa, alla presenza del Comandante della Compagnia di Noto, Capitano Mirko Guarriello e del Comandante della Stazione Carabinieri di Palazzolo Acreide, Luogotenente Corrado Marcì, ha introdotto la figura di Giuseppe Fava sottolineando in particolare il suo impegno contro la mafia fondato su un giornalismo basato sulla “verità per realizzare giustizia e difendere la libertà”.
La conferenza è stata tenuta dalla dottoressa Francesca Andreozzi, nipote del giornalista e presidente della Fondazione “Giuseppe Fava”. La dottoressa si è rivolta ai ragazzi, parlando loro del nonno, ucciso quando lei aveva solo 5 anni, volendo sottolineare come nella quotidianità della sua vita e della sua professione egli si sia opposto alla logica mafiosa, rifiutando il compromesso e cercando di perseguire sempre il bene della comunità e non il proprio. Nella circostanza ha voluto ricordare una frase del nonno “a che serve essere vivi se non si ha il coraggio di lottare” che è stata iscritta anche sulla sua tomba.
L’evento, che cade proprio nella settimana del 21 marzo, Giornata della Memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie e si è svolto alla presenza della dirigente scolastica, Pasqualina Mazzariello, ha suscitato l’interesse e la riflessione dei ragazzi su un tema così importante come quello della lotta alla mafia e sul coraggio dell’uomo, loro concittadino, e del giornalista, di perseguire il proprio ideale di giustizia anche a rischio della sua stessa vita.
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