Poche le notizie biografiche su Pellegra Bongiovanni Rossetti. Sappiamo che nacque a Palermo all’inizio del diciottesimo secolo, il padre era il pittore Vincenzo Bongiovanni, che la introdusse negli ambienti artistici romani; qui conobbe e sposò l’avvocato Iacopo Rossetti da cui ebbe una figlia, Marianna.
Giuseppe Emanuele Ortolani nella sua Biografia degli uomini illustri di Sicilia la definisce bella, di onesti costumi, particolarmente apprezzata nella pittura, nella musica, nella poesia: fu iscritta col nome di Ersilia Gortinia all’Accademia degli Arcadi di Roma,dove morì intorno al 1770. Come tutte le poetesse del tempo, fu stimata in vita ma subì l’esclusione, a Ottocento inoltrato, dai repertori che andarono a rappresentare il canone letterario nazionale.
La sua fama giunge ai nostri giorni grazie alla prestigiosa curatela di una sua raccolta di poesie dal titolo Risposte a nome di Madonna Laura alle Rime di messerFrancesco Petrarca in vita della medesima, con cui Pellegra immaginò che la donna amata dal poeta aretino replicasse in rimaalle sue famose liriche. L’Ortolani racconta che fu editata a Romanel 1762 tra il plauso dei letterati e riporta anche l’interessante avvertimento dell’autrice che accompagna la silloge: “Approvata da ciascuno la mia fatica, risposi a tutte le rime che dall’amante Poeta furono indirizzate a Madonna Laura, finché ella fu in vita.
La molteplicità degli argomenti mi obbligò a procacciarmi la materia della diversità delle passioni, che sono indispensabili agli amori di lunga durata, ritrosie, tenerezze, sdegni, paci, affanni, sospetti, gelosie, desideri, pentimenti, speranze, disperazioni, languori, e somiglianti affetti mi somministrarono in larga copia i pensamenti”.
Di fatto l’opera di Pellegra composta da oltre duecento poesie, restituisce un’idea inedita di Laura in un dialogo paritario tra uomo e donna, dunque un dialogo moderno. In un’intervista a Roberto Fedi, uno dei curatori del testo, si evincono delle assolute novità: “L’idea davvero geniale, a mio avviso, è che Pellegra Bongiovanni abbia tratteggiato il profilo di una Laura intenta a replicare al poeta-laureato ‘per le rime’, sonetto per sonetto, inserendosi nel novero delle riletture del Petrarca al femminile. Fa di Laura una signora borghese, come fosse settecentesca. Una signora con un marito, e con un amante, ‘dipinto’ come fosse uno stalker. Una signora paziente, sì, ma fino a un certo punto. Una signora che zittisce il suo interlocutore: ‘e tuo malgrado mutolo ti stai’. A mia conoscenza, è la prima volta che una donna presta la propria voce a Laura, rispondendo solo in vita, ovviamente, come se ogni singolo componimento le fosse stato spedito dal Petrarca”. Diventa, a questo punto, interessante rispolverare le opere delle letterate che la critica ha trascurato lasciandole cadere nell’oblio.
Così, sempre sulla palermitana il Fedi sottolinea: “È una notevole poetessa, che merita di entrare nel canone delle scrittrici studiate dal Cinquecento al Settecento. Nel verbale di una seduta dell’Accademia dell’Arcadia si legge che la Bongiovanni avesse recitato dei sonetti così belli che parevano esser stati scritti da un uomo!”.
Daniela Frisone
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