«In riferimento al polo di Siracusa, voglio sottolineare che, a seguito della richiesta all’Assessorato regionale alle attività produttive della Regione siciliana circa il riconoscimento dell’area di crisi industriale complessa per il polo industriale in parola, è emersa l’importanza strategica dell’area industriale, ma, in base alla vigente disciplina sul riconoscimento delle aree di crisi industriale complessa – legge n. 181 -, finora non si sono verificate le condizioni per detto riconoscimento.»
Sono le 15.34 di oggi quando il Ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, rispondendo ad una interrogazione di Maria Flavia Timbro, parlamentare di Leu, sembra spegnere nuovamente le speranze di un riconoscimento di area industriale complessa per il polo siracusano.
Alla Camera dei deputati si parla di Priolo, di crisi e di Lukoil.Il rappresentante di governo assicura che vigilerà “affinché, nell’evolversi della situazione e del mutamento delle condizioni, il riconoscimento possa essere rivalutato, anche in ragione degli effetti del conflitto bellico in atto, prospettiva che andrà valutata in aggiunta al possibile utilizzo di strumenti già pienamente attivi a sostegno della ricerca e dello sviluppo, quali, ad esempio, lo specifico credito d’imposta, i contratti di sviluppo, gli accordi di innovazione”.
Un intervento che ha provocato l’immediata risposta dell’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano.«Mi spiace apprendere del no all’area di crisi complessa per il petrolchimico siracusano da una dichiarazione del ministro Giorgetti ad un question time alla Camera, – si legge nella nota diffusa da Turano – una sede rispettabile ma che non può rappresentare una forma di interlocuzione con la Regione Siciliana. Restiamo convinti che la nostra richiesta al Mise abbia bisogno di un’analisi che tenga conto dell’accelerazione della transizione energetica, delle conseguenze della pandemia e chiaramente della situazione determinata dalla crisi in Ucraina». «Lo spirito della richiesta di area di crisi complessa da parte della Regione Siciliana per il petrolchimico siracusano – spiega Turano – era quello di prevenire una crisi incipiente avrebbe richiesto una valutazione politico-strategica invece di un’asettica applicazione dell’attuale normativa».
Dai banchi del Parlamento l’onorevole Timbro incalza ancora il ministro ricordando che “l’area di Priolo Gargallo – quindi, quella in cui insiste il petrolchimico -, è un’area che sappiamo oggi devastata; la chiusura dell’impianto produrrebbe conseguenze gravissime, alcune su tutte: la desertificazione industriale, la perdita di un punto di PIL siciliano, ma, soprattutto, l’inefficienza e il fermo del porto di Augusta, che è uno dei porti strategici che abbiamo oggi a disposizione”.
Quindi la nuova richiesta di istituire l’area complessa che adesso tornerà al tavolo del Mise.
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