18 Ottobre 2024

Riqualificazione Ortigia, la città è pronta o rovineremo tutto?

Certo, i progetti sono belli, nulla da eccepire, maestosi, funzionali, moderni ma perfettamente calati nei rispettivi contesti storici e paesaggistici, ideali insomma per proiettare Siracusa nel futuro. Sono dodici, quattro quelli veramente imporatanti e saranno finanziati principalmente con i “Fondi Ortigia”, 1,5 milioni di euro erogati dall’assessorato regionale alle Autonomie locali e della funzione pubblica, mentre un altro mezzo milione di euro ce lo mette il Ministero delle Infrastrutture, così ha spiegato questa mattina, nei locali dell’Urban Center in via Nino Bixio, il sindaco di Siracusa, Francesco Italia, nel corso di quella che a tutto somigliava fuorché ad una conferenza stampa. Un grande show, con video, rendering, modellini in 3D, applausi a scena aperta e pochi giornalisti. 

Per i progetti, nello specifico si va dal ponte ciclopedonale che unirà finalmente Ortigia e Borgata, alla passerella pedonale autoportante sul Passeggio Adorno con tanto di ascensore per scendere alla villetta Aretusa; dalla riqualificazione di largo Aretusa a quella del belvedere della Turba sul lungomare di levante. Nel mezzo tanti piccoli interventi di ripavimentazione qui e lì, e lunghe file di dissuasori a perimetrare zone di più o meno pregio, a delimitarne altre.

Sono delle idee bellissime, sono quelle cose che vedi nelle grandi città europee e ti chiedi: ma perché dove sto io non le fanno mai?. Ecco, adesso le realizzeranno anche qui, tra l’altro alcuni di questi progetti sono firmati da studi di architettura di valenza internazionale, per cui, oggettivamente, meglio di così non poteva andare. Ad essere pignoli però, non è ben chiaro l’iter, dato che non si è parlato di bandi di progettazione o di concorsi di idee ma ormai questo sembra proprio un aspetto secondario.

Una domanda sorge spontanea: la città è pronta? Riusciremo a gestire e godere di queste nuove infrastrutture, di queste riqualificazioni progettate per rimettere il cittadino al centro della città o anche questa volta rovineremo tutto?

Chi intimerà all’abusivo dei servizi turistici di togliere il suo banchetto dalla passerella pedonale del Passeggio Adorno? Gli stessi che non hanno mai alzato un dito fino ad ora e permettono l’occupazione selvaggia del suolo pubblico in altri parti del centro storico? Chi potrà impedire al malacarne con lo scooter truccato di imboccare il nuovo ponte ciclopedonale impennando a folle velocità? Chi penserà alla pulizia e al decoro di questi luoghi e di questi spazi? Chi si farà garante ed eviterà che anche queste opere vengano distrutte e inghiottite nell’abisso di Siracusa, la città senza regole?

Purtroppo, l’Amministrazione comunale finora, al contrario delle dichiarazioni rilasciate, degli innumerevoli pugni duri, delle tolleranze zero ad orologeria, non si è dimostrata particolarmente interessata a queste tematiche e lo si può dedurre facilmente percorrendo qualsiasi strada del centro storico e riscontrando ogni giorno l’abusivismo più sfacciato, le prepotenze, le regole calpestate con irriverenza davanti a tutti. A questo problema, che è cresciuto a dismisura nel corso degli anni, non si è voluto o forse non si è saputo dare una soluzione, neanche un’idea di soluzione, nemmeno un tentativo, vano, per dire: ci abbiamo provato. Niente, zero totale.

In un contesto di tale degrado, le domande non possono che moltiplicarsi, anche se queste non hanno una risposta, perché una singola risposta non esiste. Esiste un percorso virtuoso che andrebbe intrapreso senza tentennamenti, forse scontentando qualcuno, mostrandosi fermi e decisi quando serve, alzando la voce, sbagliando e tornando indietro sui propri passi se necessario. Solo così Siracusa potrà uscire dalle sabbie mobili in cui annaspa da anni. E non si tratta di numero di pernottamenti, di coperti nei ristoranti o di croceristi che sbarcano e si imbarcano dalla banchina numero 3 e nemmeno di Sharone Stone che si mangia la ricotta o la mozzarella, qui stiamo parlando di futuro ragionato della città, di un progetto comune che possa immaginare Siracusa tra vent’anni come una città ecosostenibile, solidale ed a misura d’uomo, di tutti gli uomini, non solo di quelli più furbi.

Ben vengano dunque questi manufatti così belli, queste riqualificazioni di spazi a favore dei cittadini, sperando che possano dare uno scossone e rimettere in moto quel sentimento di amore per la propria città che è in primo luogo rispetto, dei monumenti, dei luoghi, delle regole.

Emiliano Colomasi

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