La saggezza è una virtù e come tale va riconosciuta agli antichi. Di solito, quando è popolare, viene lasciata in eredità come una specie di benedizione, chi la riceve ne deve far buon uso tentando di tramandarla.
La si incontra in Sicilia a proposito dei sogni. Per chi ha una certa età o per chi, pur essendo giovane, ha memoria dei detti del nonno o della vecchina vicina di casa del nonno, sa di certo che il sogno nascondeva sempre un significato recondito e bisognava fare attenzione a comprenderlo. Perché di solito era un sogno rivelatore ed era molto complesso, spesso ricco di una certa semantica al contrario.
Ad esempio se una donna sognava l’abito bianco non voleva dire che si sarebbe sposata a breve, tutt’altro, la visione preannunciava un cattivo presagio legato alla morte. Il bianco in genere non era molto amato dalle comari, che tenevano quella saggezza stretta tra il fantale (il grembiule per intenderci), lo scialle e il rosario da sgranare.
Per loro l’uva bianca rappresentava le lacrime, al contrario quella scura buone notizie. Ecco perché il nero, senza un motivo onirico, lo si preferiva riscontrare anche negli insetti. “Bona nova”, diceva la comare quando il cosiddetto lapuni, il calabrone nero, si affacciava per viao entrava in casa. Questa indicazione, d’altra parte, è contrastata da altre fonti che dichiarano u lapuni portatore di mala sorte, mentre la farfalla dalle ali color arancio, chiamata aceddu da bona nova, sarebbe proprio l’esserino la cui apparizione scatenerebbel’arrivo di una lieta notizia. Le farfalle per lo più chiare, o le piume, o ancora piccole parti dei tarassachi detti in gergo soffioni, rappresentavano briciole di fortuna.
In ogni caso il mondo dei sogni era accompagnato da una certa religiosità. Esistevano delle preghiere specifiche per sognare chi sarebbe stato il futuro consorte, se un determinato affare sarebbe andato a buon fine, se ci sarebbe stata una guarigione o un lascito o se una precisa grazia sarebbe stata concessa. Si viaggiava su un confine sottile tra fede e credenza, tra forme di superstizione e altre di riverenza spirituale.
Continuando con l’interpretazione della simbologia onirica in Sicilia l’abbondanza era rappresentata dal pesce, di certo richiamo cristico, ma anche dalla tavola imbandita che raffigurava la prosperità familiare. Di cattivo auspicio era invece la presenza della carne rossa, con evidente riferimento al sangue e alla morte. Infine chi immaginava il suo futuro pieno di ricchezze e averi, doveva sognare escrementi, e forse anche pestarli per strada.
Daniela Frisone
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