Si potrà visitare fino al prossimo 31 ottobre nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo a Siracusa l’esposizione site specific “Davide Bramante Pan_Estesìa. Tutta la bellezza che ho negli occhi”, promossa dal Museo che la ospita, prodotta e organizzata da Civita Sicilia.
11 opere fotografiche inedite realizzate per l’esposizione siracusana, 2 opere quasi inedite della festa di San Sebastiano a Palazzolo Acreide, 5 opere non inedite realizzate nei viaggi intorno al mondo dell’artista, 3 serie di ceramiche espressione di un linguaggio che Bramante ha iniziato a frequentare di recente. Tutte le opere dislocate lungo le sale, dialogano con i marmi bizantini o con Antonello da Messina, con le ceramiche aragonesi o con i Gagini e Laurana, raccontano di un intimo amore per i luoghi d’origine, Siracusa, che segnata da millenarie stratificazioni ha sussurrato i codici oggi impressi sulla pellicola fotografica e conservati dentro i vasi-contenitori.
Nell’itinerario di mostra rappresentano un dialogo necessario tra ciò che è accaduto dentro le sale del Bellomo e la creazione artistica precedente: come se la storia inscritta in tutta la produzione di Bramante vivesse uno speciale momento di “inveramento”; un momento di ascolto, di scoperta e ri-scoperta di un personalissimo viaggio nella poesia d’arte che ha sempre tessuto storie di viaggi e di ritorno alla casa madre; un incontro fra “le cose di ieri” e le “cose di oggi” che ha il sapore di un nostos contemporaneo.
Nelle sale, vicino alle opere, inquadrando una serie di qr code, una coralità di voci, sfruttando il format “video da social media”, accompagna i visitatori nel percorso espositivo: Eleonora Aimone, Paolo Berloffa e Patti Spadafora, Alessandro Cannavò, Mario Cucinella, André Cuoco, Hèlène De Franchis, Axel Iberti, Chiara Johnson, Antonino Minniti, Carlo Maria Pinardi, Turi Rapisarda, Beppe Sala, Massimo Sgroi.
Punti di vista, linguaggi, stili, singole particelle di colore e materia: tutto nella mostra è plurale, composito e multiplo. Più che l’esperienza di un singolo, in questo caso, sono quindi le interazioni molteplici che possono disegnare un percorso, una logica, una restituzione di idee in materia. Naturale conseguenza è la proposta di una non~curatela, o, se si preferisce, di una curatela non convenzionale, governata ritmicamente da Laura Milani (imprenditrice, manager ed esperta in strategie per l’innovazione culturale) e liberamente strutturata con Luana Aliano e Salvatore Chilardi di Civita Sicilia. “Essere non~curatore è una scelta di libertà espressiva – afferma Laura Milani – per seguire non la strada dei ruoli prestabiliti ma quella dell’avere a cuore. Non inizia e finisce con una mostra, ma continua nel tempo attraverso tutto ciò che verrà e sapremo immaginare e realizzare insieme”.
In dialogo con l’artista, il gruppo non~curatoriale ha lavorato per trasformare in realtà le immagini del bello fissate nella sua memoria con l’obiettivo di non “plasmare” questa molteplicità, ma piuttosto di lasciarla fluire liberamente e di restituirla intatta al visitatore, anche se questi, inevitabilmente, si troverà a filtrarla attraverso la propria percezione.
Celebre nel mondo dell’Arte Contemporanea per le fotografie di città ideali, Davide Bramante vanta successi in esposizioni nazionali e internazionali, come Cina, Corea del Sud e Stati Uniti. L’incontro fra la sua fotografia artistica e la Galleria rappresenta in chiave multisensoriale le profonde “contaminazioni culturali” in essa presenti.
L’esposizione, una serie originale di fotografie e argille, tesse itinerari alla ricerca dei significati profondi e nuovi custoditi dalle opere d’arte: un viaggio totalizzante dentro la memoria della bellezza che dagli occhi passa al cuore e lì rimane in attesa di un tempo per l’incontro e per il racconto. Nasce una meta-fotografia che dalle sale del Museo abbatte muri e distrugge barriere, fisiche e geografiche. Mani e volti che nella realtà sono spazialmente lontani si avvicinano, architetture reali, dipinte o scolpite si fondono, mentre sguardi catturati da opere ammirate in città diverse si incrociano e si parlano, infrangendo le barriere fisiche, temporali e della materia. E se gli occhi dell’artista sono l’arma che cattura le opere del Museo palesando connessioni neuronali e mnemoniche, invisibili e insospettabili, anche le mani, le sue, concorrono alla sublimazione della memoria: l’argilla, millenaria compagna dell’uomo, diviene alter ego dello scatto fotografico.
“Una mostra nella mostra” dell’artista aretuseo che per la prima volta espone nella sua città, in connessione con le sale del palazzo svevo, gotico e catalano nel cuore dell’isola di Ortigia, scrigno di tesori di una Siracusa intrisa di contaminati linguaggi artistici. Palazzo Bellomo offre uno spaccato quasi inedito della scomparsa città medievale e dai manufatti lì conservati si incammina una linea del tempo che dal VI secolo d.C. corre sino al XIX: tante voci che raccontano la vivacità culturale dell’area mediterranea tout court.
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