Da Villa Piccolo Capo d’Orlando sembra un luogo diverso. La vediamo protendersi sul mar Tirreno, con le isole Eolie che sbucano dalle acque di un tramonto come pochi in Sicilia. L’effetto è suggestivo, quasi straniante. Pensate che in quel giardino delle ninfee, proprio dietro la casa patronale dei Piccolo, Casimiro incontrava le creature della notte. La fate, i folletti, i maghi, gli animali da sogno che animavano i suoi acquerelli. Ma quel giardino al crepuscolo era anche il luogo prediletto di altri personaggi. Se ne prendeva cura Agata Giovanna, la sorella botanica, che abbiamo scoperto essere autrice di uno studio sulla Puya Berteroniana, unico esemplare di pianta presente in Europa.

Lo viveva Lucio, musicologo, esoterista e poeta scoperto da Montale, con il cugino Giuseppe Tomasi di Lampedusa (nella foto sotto). Di fatto quest’ultimo era il figlio di Beatrice, la sorella di Teresa Mastrogiovanni Tasca Filangeri di Cutò, madre dei tre Piccolo, avuti per l’appunto dal matrimonio con il Barone Giuseppe Piccolo di Calanovella.

Da questo parco immaginiamo le chiacchierate tra Lucio e il padre del Gattopardo. Sappiamo per certo che entrambi amavano trascorrere del tempo qui su una seduta in pietra all’ombra di un pino marittimo, passato alla storia come “pino di Lampedusa”. In questo luogo dalle mille e una storia troviamo anche il “cimitero dei cani” di famiglia. Trentacinque bare, tra cani e gatti amati in vita. Ci viene in mente Bendicò, il fedele amico di Don Fabrizio e l’ultimo suo slancio nel triste finale del romanzo. E anche quelle storie che un tempo si raccontavano nelle famiglie siciliane. Le bambine belle che venivano rapite dalle signore chiamate fate che le portavano in luoghi meravigliosi ma inaccessibili al resto del mondo. E ancora quegli animaletti, come bisce e serpentelli, che una volta avvistati in un giardino non dovevano mai essere uccisi o perseguitati, pena la sfortuna del luogo e della casa.
A proposito di abitazioni, la villa dei Piccolo ha tutta l’aria del rispetto e della solidità delle dimore siciliane di fine Ottocento. Offre molte stanze e ognuna di esse reca in sé la storia di ogni componente familiare: dopo la morte del Barone Giuseppe Piccolo di Calanovella, Teresa Tasca e i tre figli lasciarono Palermo e vennero a stare a Capo d’Orlando, con la promessa di non allontanarsene mai. E così fu. Oggi la casa-museo e il parco sono custoditi dalla Fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella, che il Barone Casimiro ebbe in cuore di creare affinché quel mondo di arte, letteratura, piante, suggestioni e grande animismo venisse protetto e donato ai visitatori del domani.
Daniela Frisone
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