Una figura avvolta nel mistero, un’artista che merita di essere ricordata, conosciuta, studiata. Ginevra Bacciarello, di origini anconetane, il 28 gennaio del 1912 sposa a Roma lo scultore acese Luciano Condorelli, il giorno dopo lo segue ad Acireale; l’anno successivo, a soli ventritré anni, muore con un colpo di pistola al cuore. La sua storia è avvolta nella leggenda: la scomparsa prematura di una giovane donna dall’indiscusso talento artistico oscurata dall’ombra del suicidio. Il corpo venne trovato senza vita nel suo appartamento di via Currò ad Acireale, distesa sul letto, coperta di fiori e avvolta da una lunga veste chiusa dal collo ai piedi con una sfilza di spille, mentre accanto un messaggio scritto su un foglio recitava: “La luna e le stelle accoglieranno l’anima di Ginevra Bacciarello”.
È Vincenzo Giuseppe Costanzo lo studioso che negli anni Ottanta ha raccolto notizie, foto e opere, restituendo alla memoria la sua breve e intensa esistenza nel testo Ginevra Bacciarello. Una vita una morte un mistero, pubblicato dall’editore Giuseppe Bonanno nel 1991. Qui seguiamo brevemente la sua ricerca.
Prima ancora di contattare qualche vecchio acquirente dei suoi dipinti e un paio di parenti che vivevano a Torino, Costanzo cercò il fascicolo penale che avrebbe dovuto accertare il caso del presunto suicidio della giovane, riscontrando che era praticamente inesistente. Nel frattempo parecchie persone di una certa età gli riferirono del carattere di Ginevra, affascinante, un po’ distaccato, per nulla allineato ai costumi di una piccola provincia siciliana, per quanto intrisa di cultura e arte. La donna amava vestirsi in modo un po’ “continentale”, con abiti più liberi e sagomati, saltava spesso le feste comandate e quando assisteva a qualche messa non portava mai il velo.
Le foto la ritraggono in modo originale con un certo gusto per le pose simboliche, inoltre preferiva l’amicizia di artisti maschi con i quali frequentava il circolo artistico Vincenzo Bellini da lei fondato insieme al marito. A proposito del suo consorte, la Bacciarello lo avrebbe conosciuto nel Regio Istituto di Belle Arti di Roma, dove nel 1910 aveva conseguito il diploma e l’abilitazione all’insegnamento del disegno nelle scuole tecniche e normali. Luciano Condorelli invece si era presentato da esterno per ottenere il diploma in scultura. Sul suo conto le testimonianze raccolte da Costanzo lo ritraggono un po’ brusco, alla ricerca di piaceri extra coniugali, poco attento nei confronti di Ginevra, per cui però pare provasse una spropositata gelosia. Altri documenti farebbero intendere che la ragazza si fosse sposata in fretta e furia per sfuggire al dolore di una delusione amorosa; probabilmente fu poi travolta dalla routine di una vita coniugale per nulla appagante, fatta di “doveri” che a quanto pare rifiutava di assecondare, e da un ambiente scomodo, chiuso, che forse cercava di compiacere tradendo la parte più vera di sé.
Tutti piccoli e grandi motivi che possono minare la pace interiore di una donna-artista dotata di una spiccata sensibilità. Eppure un colpo al cuore mentre si è sigillati, quasi immortalati come dentro a un quadro, sembra difficile da sferrare… Di lei restano disegni e dipinti in cui l’elegante mano modernista e déco si appropria di elette simbologie, studiate con cura dal Costanzo e di recente rivisitate (cfr. Leda Vasta, Ginevra Bacciarello. Il destino di una pittrice, 2022, Kalòs). Infine, un monumento funebre scolpito dal marito Luciano Condorelli è la versione marmorea di una donna composta e sognante che, qualche giorno dopo la traslazione del 1913 dalla Cappella del Muto Soccorso A. Pennisi all’attuale ubicazione nel cimitero di Acireale, vide sulla lastra di marmo, sotto la lapide che riporta un elogio funebre del poeta romano Giudo Guida, una scritta in smalto rosso che inputava: “Sì, per colpa tua”.
Daniela Frisone
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